mercoledì 27 luglio 2016

Recensione 4# L ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi Ed Rizzoli

Quanto mi è piaciuto leggere questo libro cari lettori!
Sarà che sono di parte, perchè adoro la costa ligure di Levante, 
sarà che questo Licalzi scrive proprio bene, insomma massima soddisfazione.
Diciamo che il top sarebbe stato leggere questo libro al mare, magari sulla spiaggia di Camogli, con un bel pezzo di focaccia di Recco in mano e un estathe freddo nell altra..
Ahh che bella la vita!

Ma torniamo al nostro romanzo qui come al solito trovate la copertina
Che devo dire mi piace un sacco, perchè è molto significativa. 
In linea di massima le copertine dei libri sono anch esse parte della bellezza del libro, non trovate?

Comunque come al solito bando alle ciance, che qui la gente vuole sapere di cosa parla questo libro! Quindi ecco qua la trama

TRAMA

Pietro Rinaldi ha ottant’anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all’arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l’umanità… fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne. Lui ha l’entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare. Sul sedile posteriore c’è Sid, l’enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova – vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un’avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti. L’ultima settimana di settembre è il racconto esilarante e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono impresse indelebili dentro di noi.

GIUDIZIO
Eh niente, come dicevo in apertura questo libro è una meraviglia. E' bello perchè fa ridere molto, ma fa anche abbastanza piangere. Mi rendo conto che è più o meno il giudizio che do' di tutti i libri che mi piacciono. Probabilmente perchè anch io sono così. La vita mi piace xchè fa un po' ridere e un po' piangere. La bellezza di questo libro sta nel fatto, che sembra un film. Avete capito bene. Licalzi ha uno stile letterario molto nitido, mi sembrava quasi di "vedere" un film di Muccino (dei primi tempi) mentre leggevo, con molta ironia in più.
Pietro è un personaggio meraviglioso, è un vecchio scrittore pieno di "paturnie", come diciamo noi in piemontese. Gira sempre con un taccuino dove annota con dovizia "tutti quelli che gli stanno sul cazzo " e non sono pochi. 
Per Pietro ormai, è ora di farla finita. Mentre medita sul suo suicidio però, la vita gli riserva due bei schiaffoni in piena faccia, a monito che la vita decide lei quando lasciarti andare via, e non bisogna prenderla con leggerezza. Pietro infatti, perde improvvisamente e tragicamente la figlia, e a lui spetterà quindi la custodia del nipotino quindicenne. Ma come potrà occuparsi di lui, se pochi giorni prima, stava meditando di dare il benservito alla vita? ma soprattutto chi è quel ragazzino con cui lui ha sempre avuto sporadici rapporti?
Diego, il nipote è un personaggio molto tenero. Si rifugia nel lutto della perdita, senza escandescenze,senza ribellarsi. E quando il nonno gli propone di trasferirsi a Roma dallo zio, accetta di buon grado, a patto che possa portare con se Sid il pastore maremmano di dimensioni giganti.
Inizia quindi il loro romantico viaggio a bordo di una Citroen Ds, e sembra veramente di viaggiare con loro, attraverso la costa di Levante, fermandosi a Portovenere, andando a pescare con quello che è stato a lungo un amico di famiglia, che si rivelerà un saggio consigliere. Questa oarte di viaggio, in cui si fermano a Portovenere l ho trovata un po' prolissa. Probabilmente a Licalzi piace pescare, non lo so, ma l ho trovata troppo dettagliata. Perfortuna poi il ilbro si riprende, dando spazio ad avventure divertenti, tra cui il raccogliere un autostoppista, fans sfegatato di Pietro.
Il finale è emozionante, con un bel colpo di scena e tanta dolcezza. E' un libro delicato, che tratta il tema della perdita di una persona cara con ironia e delicatezza.
Voto 9 

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